giovedì 17 luglio 2014

Fedeli allo stereotipo, nei secoli dei secoli.

Ultimamente se vi fate un giretto nella metropolitana romana, oltre a incontrare sorci, borseggiatori e gente che puzza è facile che vi imbattiate in questo manifesto pubblicitario:
Non so a voi, ma a me questa fotografia  fa sommamente incazzare.
Penso alle orde di turisti che si trovano di fronte questa foto di merda e si vedono confermata l'idea degli Italiani che se magnano la pasta dalla mattina alla sera, con le tovaglie a quadri, la fiasca di vino e l'espressione bovina in faccia.
E non è solo la faccenda dei turisti che mi indispone.
Secondo me questa immagine disturba lo stesso italiano che si trova a guardarla.
Ma io dico:

- questi tre pirla si trovano a tavola a mangiare tre chili di pasta dalla stessa cofana. A parte che fa tanto Miseria e nobiltà, ma poi manco i cani ormai mangiano tutti dalla stessa ciotola. Se qualcuno servisse a me la pasta nello stesso piatto in condivisione con altri io mi incazzerei come una bestia, mica per questioni di igiene eh, la questione è che se si mangia tutti dallo stesso piatto quello più prepotente finisce per metterla in quel posto a quello più timidino, e a me tutto potete fare, tranne che togliermi il cibo di bocca.
Ognuno mangi dal piatto suo, nelle medesime quantità, e nessuno si farà male;

- in questa foto su tre cazzoni, solo uno tiene la forchetta come si deve. Gli altri due hanno chiaramente problemi a familiarizzare con il concetto di pollice opponibile. Ciò è deleterio, perchè i bambini innocenti guardano questa foto e pensano che tenere la forchetta in mano come una scimmia sia cosa buona e giusta, quando invece è tutto il contrario, con contorno di mazzate;

- ma quando mai la gente pasteggia bevendo simultaneamente vino rosso, vino bianco, Chinotto e aranciata, roba che secondo me ci stiamo facendo schifare persino dagli ammerigani, e ho detto tutto.
A tavola si beve acqua e/o vino. Il resto è ammissibile se minori di anni 12 o se astemi ortodossi.

Insomma già per me la metropolitana sta diventando un luogo ormai insopportabile, non mi fate pure rodere il culo con questi manifesti che inducono il turista a sentirsi legittimato a fare l'equazione Italia = pizza, pasta, mandolino.
E su.



venerdì 11 luglio 2014

Se fossi sindaco.

Allora, la sottoscritta dice ABBASTA.
È ora di riforme, di cambiamenti sostanziali, di provvedimenti vigorosi ed efficaci.
Quindi per un mesetto o due mi propongo sindaco di questa stramaledetta città e voi mi dovete votare TUTTI.
Non pretendo certo che mi votiate sulla parola, di seguito il mio manifesto politico, da tramandare alle future generazioni in saecula saeculorum:
#1 Spartaco
Il mio primo provvedimento riguarda una spinosissima questione: quella delle scale mobili in metropolitana.
La gente deve ficcarsi nella testa che quando ci si piazza sulle scale mobili, ci si mette a destra se si sta fermi in modo da lasciare spazio a sinistra chi vuole mori’ de infarto a farsi le scale mobili a piedi.
Invece non si sa come che sistematicamente, ogni santa mattina, assisto a gente che litiga e dice sempre la solita sequenza di banalità:
“Eh ma in Europa lo sanno tutti che se si sta fermi si sta a destra”
“Eh ma dobbiamo sempre fare la figura del terzo mondo davanti ai turisti”
“Eh ma io devo andare a lavoro, fateme passa’”
Etc etc etc…
E allora ecco la soluzione:
su ogni scala mobile della metro si piazza un gorillone gigante che arbitrariamente definiremo Spartaco. Spartaco avrà il compito di prendere di peso tutti quelli che stanno fermi a sinistra non lasciando passare le persone, sollevarli a tre o quattro metri da terra, quindi lanciarli con la velocità del vento in fondo alle scale.
Poi voglio vedere se si piazzano di nuovo a sinistra a bloccare il passaggio.
# La questione canina
Quanto sono belli i cani. Sarò un sindaco super sensibilizzato sulla questione cinofila.
Quelli che mi piacciono poco assai sono i padroni dei simpatici cagnolini, i quali non si pongono il problema di raccogliere i bisognini dei suddetti, trasformando ognuno di noi in esperti slalomisti.
Ebbene, è ora di dire basta.
Personale altamente qualificato sarà incaricato di monitorare con discrezione la situazione. E non appena uno di questi disgraziati fa cacare il cane per strada per poi procedere oltre senza raccoglierla, l’addetto alla vigilanza di turno deve opportunatamente seguirlo fin dentro casa, entrare con la forza, e cacare a sua volta sul pavimento del maleducato cafone ignorante.
Voglio dire: almeno dal pavimento di casa loro, la cacca la toglieranno?
# L’annosa questione: ma i vecchi che prendono l’autobus alle sette di mattina insieme ai lavoratori, ‘ndo cazzo vanno?
Come sindaco non posso dare una risposta a questa vecchissima questione, anche perché secondo me non c’è risposta.
Io non lo so dove vanno i numerosissimi pensionati che la mattina affollano i bus della capitale, però essendo stata per anni una fruitrice dei mezzi Atac, so perfettamente quello che dicono.
“Ah quanno c’era il Duce i mezzi volavano”
“Ah sti ragazzini nun te fanno sede manco se li prendi a schiaffi”
“Ah ‘sti auti non passano mai e stanno sempre a sciopera’”
“Ah ‘sti ragazzini quando salgono sull’auto devono togliersi lo zaino che occupa spazio”
Poi la cosa bella è che uno magari deve andare a lavoro e sta pure un poco in ritardo, eppure non riesce a salire perché preso a gomitate dalla vecchia di passaggio, che fino a un momento prima sembrava paralitica, poi quando si tratta di salire sull’autobus e prendere il posto sembra Bolt ai 100 metri.
Qua non c’è molto da fare in realtà, quindi l’unica soluzione prospettabile è: l’apartheid.
Gli autobus del lavoratore/studente, gli autobus del pensionato.
Aoh, mica li posso ammazza’ del resto.

# Coattometro
Grandissimo e secolare problema di questa città è il coatto.
Il coatto sotto la mia direzione deve spari’.
Non voglio più vedere in giro queste persone incapaci di usare il condizionale, di coprirsi il culo (basta con questi pantaloni a vita bassa con tutte le mutande CK o D&G di fuori!!!), di esprimersi in un gergo comprensibile, di mettere un cappello per il verso dritto, di parlare di qualcosa che non sia ‘a Roma e ‘a Lazio e di non saper chiamare l’amico/amica per nome ma solo con gli appellativi amo’ e teso’.
A lezione di civiltà. TUTTI.
E se non imparano e pure in fretta: cinquine a mano aperta, di quelle che lasciano i segni rossi sulle guance.

# La Movida
Già che ho utilizzato il termine movida meriterei una buona dose di vergate.
Però non so come altro chiamarla. Dunque. Non è possibile che il sabato sera, in una città di tre milioni di abitanti, due milioni e mezzo si trovino a Trastevere. 
E allora come sindaco vi propongo una bella app con il contapersone. Ogni settimana ci si prenota per andare a bivaccare a Trastevere tramite l’applicazione, appena raggiunto il numero X gli altri se la prendono nel secchio e si dirottano nei quartieri alternativi della movida romana.
Se proprio non c’è spazio a Trastevere, Testaccio, Garbatella, Prati, Pigneto, San Lorenzo, aoh, stattene a casa e sfogliati le Pagine Bianche.
Almeno non passi tre ore come uno stronzo sul Lungotevere a cercare parcheggio.

Per ora il programma a grandi linee è questo.
Ma come in ogni democrazia che si rispetti, sono aperta a suggerimenti, proposte e opinioni.
Purchè non vadano contro quello che propongo io.
Ciao.