Solitamente, quando si pensa alla
salute dell’impiegato in un ufficio, si pensa ad assicurargli sedute
ergonomiche, scrivanie ben spolverate, schermi sufficientemente grandi in modo
da non cecarlo prima del tempo e nei casi più fortunati, gli si forniscono
acqua e caffè per mantenerlo idratato e sveglio.
Spesso però, il datore di lavoro,
non considera la salute MENTALE del povero impiegato, mettendone a dura prova
pazienza e tolleranza nel momento stesso in cui si decide di piazzarlo in un
open space.
Posto che non si può certo
pretendere di avere una stanza tutta per sé e che la convivenza con gli altri
sul lavoro è una più ampia metafora della convivenza civile nella vita di tutti
i giorni, il datore di lavoro dovrebbe fare attenzione a non assumere
determinati soggetti e soprattutto a non metterli seduti in un open space.
E questo perché poi succedono
cose tipo queste:
#parlare da soli e spaventare a morte il tuo dirimpettaio di scrivania
Come nel servizio militare, anche
nei colloqui di lavoro dovrebbero fare i test di salute mentale.
Perché non può accadere, ripeto
non può, che uno si sta facendo i beati cazzi propri a lavoro e quello che
tieni davanti inizia a fare DA SOLO: ciao, ciao, si tutto bene, si si, tutto a
posto, ciao, ciao, vabbe sì o ancora
peggio fa finta di parlare al telefono, telefono che immancabilmente inizia a
suonare proprio mentre lui sta parlando.
Non può essere perché poi uno
giustamente si caca sotto e a lavoro ci viene temendo che prima o poi il pazzo
non si accontenti di parlare da solo e che si presenti con un bazooka per fare
una strage.
#scegliere di non lavarsi e/o non usare il deodorante
Ok. Passi per i mesi invernali,
che uno c’ha freddo e quindi quell’odore de’soffritto aglio/cipolla te ricorda
il calore della cucina familiare e il sugo con le spuntature di maiale.
Però d’estate te devi’ lava’,
senza se e senza ma.
Già muoversi per i mezzi pubblici
è straziante, almeno a lavoro non dico che si debba sentire profumo di rose, ma
la cipolla andata a male nel secchio non è tollerabile.
#la prepotenza del maschio nella questione temperatura ambientale
Come ho già detto in un’altra
sede, i colleghi uomini, se hanno caldo, per quanto mi riguarda possono venire
in bermuda e infradito.
Ma non possono e non devono
procurarmi svariati malanni stagionali, aprendo la finestra in giornate
con -10° oppure mettere l’aria
condizionata a palla d’estate, che non si sa per quale arcano motivo si
convoglia TUTTA sulle reni della sottoscritta, e poi vallo a spiega’ alla gente
che è per l’aria condizionata in ufficio che ti muovi come Robocop.
#strillare al telefono come se stessi parlando con qualcuno in Iraq
Gente che a casa propria al
telefono bisbiglia, poi viene in ufficio e strilla come una lavandaia.
Allora o vuoi far vedere che
lavori e ti sbatti o sei sordo. In entrambi i casi la voglia di lancio della
ciavatta è incontenibile.
#la merenda
Fare merendina in ufficio è un
must, ma mica te poi magna’ quello che te pare.
Per esempio la banana no.
Le vaschette con i salumi,
mangiati con le mani, no.
Le caramelle sì se le sai
mangiare. Ma se con la saliva fai dei risucchi che manco Moana ai tempi d’oro
allora no.
La roba unta no. Perché se poi
devo usare il tuo pc e mi sembra di stare al Festival della sugna ciò potrebbe
essere un problemino.
#Il bar sport del lunedì mattina
Non mettere mai un tifoso del
Napoli, uno della Juve ed uno della Lazio vicini perché si crea il triangolo
della morte.
Voglio dire: una povera donna già
passa il weekend a soffrire appresso campionati vari, pure il bar dello sport
in ufficio si deve subire? E la cosa incredibile è che riescono a dire tutte le
settimane le stesse identiche cose, in loop, per sempre.
E che palle.
In questo marasma però capita
anche che nascano anche belle amicizie, di ridere e pure tanto, ci si conosce
più che a casa e se sei fortunato ti fidanzi con quello seduto dietro.
Però che pazienza che ce vo’.
Ciao ciao.