Ci dobbiamo volere bene, dobbiamo
guardarci allo specchio e non farci cacare, dobbiamo trovarci moderatamente
piacevoli, gentili e amabili.
Ma. Tutto ciò è sano buono e
giusto quando incontra i limiti dell’obiettività. Appena si travalicano questi
limiti si sfocia nella megalomania e nel delirio di onnipotenza, ed ecco allora
che dobbiamo metterci in fila ed andare tutti dallo pissicologo.
Scusate, mi sto sfogando.
Il fatto è che non ne posso più.
Sono stanca.
Mi sono fondamentalmente rotta los
cojones di:
- Chiederti come stai e sentirmi un pippone di un’ora
e mezza su tutte le tue disgrazie. A volte ad un come stai è sufficiente
rispondere con un bene grazie, non è necessaria tutta la rava e la fava dei
cazzi tuoi;
- Di vedere dei cessoni a pedali non avere la
benchè minima consapevolezza di esserlo ed atteggiarsi come se fossero Bar
Rafaeli. Fai caca’, prendine atto e mettici una pezza dove puoi, ma finiscila
di mentire a te stesso/a pensando di essere strafighissimo/a;
- Di gente che pensa di saper fare tutto e di
saperlo fare meglio degli altri. Esistono cose come la collaborazione, l’umiltà,
ascoltare l’opinione degli altri, che fanno bene al cuoricino di tutti e non
ledono il fegato;
- Di gente che agisce come se quello che fa per
vivere coincidesse necessariamente con quello che si è: sei una persona prima
di essere architettissimo, ingegnerissimo o avvocatissimo. Quindi a volte mi
piacerebbe parlare con la persona, non con il super professionista di questa
-------;
- Di gente che fa dell’ignoranza la propria
bandiera.
Parli di un
film, di un attore, di una canzone e ti rispondono con superiorità: non
conosco, io non vedo la tv, non vado al cinema, non mi interessano queste cose.
Bravo coglione,
vantati pure.
- Di gente che da e poi rinfaccia. Che uno
dovrebbe solo rispondergli: 1. ma chi te l’ha chiesto, 2. Ma dove l’hai
imparata l’eleganza?
- Della gente convinta di essere il dio del
cabaret e fa battute a raffica di cui i due terzi non fanno nemmeno ridere, ma
ti costringono a ridere lo stesso per cortesia, e poi ti fanno male le mascelle
per lo sforzo innaturale quando in realtà vorresti solo dire E STATTE ZITTO;
- Dei paraculissimi, che quando c’è da fare le
cose starnazzano come le oche del campidoglio il primo quarto d’ora per far
vedere che ci sono, poi però si defilano, e ti lasciano con il cetriolo in
mano. In mano per non dire altro;
- Della gente che si sente troppo fica per trattare
con educazione un cameriere al ristorante o il barista che ti fa il caffè.
Che se poi nel
caffè ci scatarrano hanno ragione e fanno benissimo.
(è un momento un
po’ così. Mi sa che si capisce vero?).
Ciao.