Tempo fa chiacchieravo con una conoscente.
Questa tizia è una donna sposata,
ha una quarantina d’anni, ha un paio di marmocchi. La nostra conversazione
verteva principalmente sulla difficoltà del suo essere donna, madre, moglie e
lavoratrice, con un marito sempre in viaggio, nessuno che l’aiutasse e peggio
ancora con un capo che non capiva le sue difficoltà.
Fin qui, tutto ok.
La cosa ha cominciato ad urtarmi
quando ha detto la seguente frase: “ma tanto quello [il capo] come può capirmi?
Si sa, è un ramo secco! A cinquant’anni ancora senza figli, un eterno
ragazzino!”.
Maro’.
L’ha detto con una cattiveria,
una malignità, un senso di superiorità tale… Una superiorità data dal fatto che
lei sì aveva fatto le cose per bene:
dopo un ragionevole periodo di fidanzamento si è sposata a 28 anni, con il
marito ha viaggiato, fatto carriera, consolidato le reciproche posizioni
sociali, e poi ha sfornato un paio di figli, un maschio e una femmina, tanto
per essere ancora più in linea con le aspettative di tutti.
Ora, non fraintendiamoci, lei ha
fatto benissimo, se così si è sentita di fare e se le sue scelte comunque la
rendono felice.
Tuttavia davvero non c’è bisogno
di tutta questa cattiveria verso qualcuno che sarà pure uno stronzo, ma che
comunque ha il sacrosanto diritto di scegliere di non avere figli senza essere
schernito con l’appellativo di ramo secco.
A me questa prepotenza di certa
gente sposata e con prole (ma anche senza prole) urta il sistema nervoso.
Dove sta scritto che ad un certo
punto ci si deve sposare? Dove sta scritto che se uno decide di non riprodursi
deve necessariamente essere un egoista incapace di crescere?
Perché pure questa mi è capitato
di sentire: un’amica sposata mi faceva un discorso del tipo “ad un certo punto
si deve crescere, pure a me piacerebbe uscire e andare a divertirmi, invece ho
deciso che il tempo della spensieratezza era finito e che era ora di farsi una
famiglia”.
Quindi famiglia=crescita e
maturità, singletudine=demenza giovanile vita natural durante.
Dal canto mio non sono perfetta…
soprattutto in passato l’ho fatto pure io l’erroraccio di dire a qualcuno cose
del tipo: “ma state insieme da tanto, non è ora di sposarvi?”, “ma un pupo
quando lo fate, c’avete un’età!”, “ma se quella sta da sola da così tanto tempo
si vede che il problema ce l’ha lei e non gli uomini che la evitano”
Per carità.
Ad un certo punto del mio
percorso esistenziale ho smesso di giudicare. Ho smesso di vedere la vita come
un insieme di tappe obbligatorie da raggiungere. Ogni tanto scivolo ancora e la
tentazione di giudicare gli altri sulla base delle tappe completate mi viene…
però bene o male rinsavisco, e inevitabilmente mi invito a farmi un bel
pacchetto di cazzi miei.
Perché in certe questioni il
rispetto di chi hai di fronte e la discrezione sono regole imprescindibili.
E se a trent’anni non so se
sceglierò mai di avere un figlio, per favore, non giudicarmi. Piuttosto il
tempo che sprecheresti per giudicarmi usalo per andare dall'estetista a farti i
baffi, che tra matrimonio, figli e lavoro me pari la Frida Kahlo dei poveracci.
Ciao.