Come starnazzato in più contesti,
ultimamente ho intrapreso una guerra immaginaria con una ragazzetta che da
qualche tempo ha avuto la sfortuna di incrociare il mio cammino.
Certamente non è la prima gatta
morta di cui ho l’onore di fare la conoscenza, ma questa ha qualcosa in più che
mi fa uscire letteralmente di capa e vorrei capire cos’è.
Dunque, analizzando razionalmente
e freddamente la questione, la prima cosa che mi indispone è la sua totale
inadeguatezza nel vestirsi. Sembra voler deliberatamente ignorare il fatto di
trovarsi in un contesto lavorativo, con clienti che spesso e volentieri vengono
a farsi due chiacchiere ed il fatto che le chiacchiere non se le facciano con
lei non è una giustificazione a vestirsi ad capocchiam.
La ragazzina è generosamente
dotata dove occorre, e strizzata com’è nei vestiti che porta la cosa non passa
inosservata. Non è però solo un problema di strizzamento carni…
Le sue mise mi sembrano più
adatte per andare a farsi un bagno a Ostia, le canne sui prati, un concerto in
piazza. Madre Santissima di Dio sembro mia nonna bacchettona in carriola quando
scrivo queste cose, ma che devo fare, se ci si potesse vestire a cazzo di cane
in ogni contesto allora sarebbe il mondo ideale, ma il mondo ideale non esiste,
quindi ho ragione io e zitti tutti.
L’aspetto legato al vestiario
però è solo la punta dell’iceberg.
Questa ragazzina mi indispone perché
è una zoccoletta. Intendiamoci, magari è una fidanzata fedele e irreprensibile
con una spiccata vocazione alla santità.
Quello che vedo io però è una
Lolita. Ecco cos’è che mi manda ai matti: l’atteggiamento loliteggiante.
Qualsiasi uomo si trovi davanti,
non importa se cesso a pedali, vecchio, giovane, lebbroso, con herpes genitale
o meno, lei FLIRTA. È una cosa sottile, fatta di sguardi, sorrisi, battiti di
ciglia.
Gli uomini in questi casi si
rincoglioniscono a bestia e non capiscono più niente. Poi in questo caso il
disorientamento aumenta perché c’è anche un ulteriore grado di difficoltà:
guardarle gli occhi e non le tette.
Alle donne invece la modalità
civetta non sfugge. MAI.
Io la guardo in azione e penso
solo: ora la prendo e la frullo in Tagikistan.
Mi urta lei sommamente, ma mi
urta pure la vittima di turno, il quale non può che essere rimirato dalla
sottoscritta con lo sguardo che dice chiaramente: Ma quanto sei poraccio.
Non credo nemmeno che l’atteggiamento
zoccoleggiante sia una cosa studiata, penso proprio che le venga naturalmente. Questo
per me non rappresenta un’attenuante, mi da ugualmente fastidio. Mi da fastidio
perché crea una tensione sessuale mica cazzi, perché innesca dinamiche pietose,
perché rende patetici gli uomini che ci cadono, perché imbestialisce me che
queste cose non le sopporto.
Ovviamente il commento più
immediato a questo post sarà: sei invidiosa.
La risposta è no, non sono
invidiosa.
Solo esprimo una preferenza:
preferisco cioè quelle persone che si interfacciano con l’umanità non
utilizzando il fattore sessuale come strumento di approccio, ma altro.
Punto.
Non vedo proprio la necessità di
zoccoleggiare h24 e in maniera randomica. Davvero, non è necessario.
Ed è pure controproducente.
Per dirne una, l’altro giorno è
venuta una a fare il colloquio in ufficio. Casualmente mi trovavo davanti alla
porta e l’ho vista. Mi è cascata la mascella a terra.
1.80, super tacconi, minigonna,
tribale sulla coscia, maglietta bianca strizzatissima, trucco e capelli da
vamp, naso/labbra/tette rifatte.
Risultato: non solo ovviamente
non è stata presa, ma chi le ha fatto il colloquio ha chiamato l’agenzia interinale
per fare la seguente domanda: MA/CHI/CAZZO/AVETE/MANDATO.
Bruciato il lavoro, bruciata l’agenzia.
Ne vale la pena?
Io dico di no.
R.O.S.I.C.O.N.A. :-)
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